Russel 2000 ed il panic buying

Chi ha detto che i mercati finanziari sono prevedibili non ha mai affrontato una settimana come questa. Molti parlano di una grande rotazione dai titoli tecnologici a quelli di piccola capitalizzazione, ma se scaviamo un po’ più a fondo, scopriamo che la realtà è ben diversa: stiamo assistendo a veri e propri acquisti da panico.

Da osservatore attento e non proprio fan dell’analisi tecnica—che ritengo utile solo per descrivere ciò che è già accaduto, non per prevedere il futuro—ho imparato a leggere tra le righe dei grafici e dei dati. La mia bussola? Il buon senso. Questo mi dice che un gestore accorto non si lancia in acquisti frenetici né vende in preda al panico, ma procede con calma, cercando di mitigare l’impatto sul mercato.

Prendiamo ad esempio il grafico dell’ETF che traccia l’indice Russell 2000. Anche senza essere analisti tecnici, possiamo notare come l’allungarsi delle candele bullish segnali un’accelerazione degli acquisti non proprio salutare. Gli investitori che seguono questo trend sono quelli “costretti” a comprare per coprire posizioni corte, non quelli che “scelgono” di investire saggiamente.

La distinzione è chiara: da un lato abbiamo i gestori tradizionali che allocano risorse in modo ponderato; dall’altro, fondi hedge e investitori sotto pressione, che rischiano perdite significative se non agiscono, contribuendo a un fenomeno noto come “short squeeze”. Quest’ultimo, infatti, sta definendo la dinamica di mercato di questi giorni, con un impatto senza precedenti sul Russell 2000, che ha deviato dalla media dei 50 giorni con una varianza di 4.4 deviazioni standard—un evento statistico che grida “panico”.

Ma cosa significa tutto ciò? Che la spinta rialzista non si basa su fondamentali solidi, ma è piuttosto il risultato di acquisti forzati attraverso l’ETF, spingendo al rialzo soprattutto quei titoli con fondamentali più deboli, che paradossalmente beneficiano di maggiori coperture short.

Questo scenario crea distorsioni evidenti anche nel confronto tra gli indici. Ad esempio, il rapporto prezzo/vendite del Russell 2000 rispetto al S&P 500 mostra livelli surreali per il primo, dovuti più a una concentrazione di pochi titoli con valutazioni esorbitanti che a una reale solidità economica. Inoltre, molte delle piccole aziende presenti nel Russell hanno deboli fondamentali e alta leva finanziaria, il che le rende vulnerabili nonostante eventuali tagli dei tassi di interesse.

In conclusione, mentre alcuni potrebbero vedere opportunità, io vedo un mercato che necessita di cautela. L’attuale sovraperformance del Russell 2000 rispetto al Nasdaq100 potrebbe non essere sostenibile e, se il mercato dovesse correggere questo eccesso, potremmo trovarci di fronte a un sell-off esteso a tutto il mercato. La saggezza in questi momenti? Osservare, analizzare e, soprattutto, non lasciarsi trascinare dall’onda senza riflettere sulle reali condizioni di fondo.

 

questo articolo e’ tratto dal nostro commento di preapertura, documento di analisi dei mercati acquistabile in abbonamento annuo. se vuoi ricevere la copia di oggi o se vuoi prendere in prova gratuita il servizio per un mese, scrivi a info@zeygos.com