Rischi Economici Attuali negli Stati Uniti: Globalizzazione, Dazi e Ruolo della Federal Reserve

L’attuale contesto economico si presenta come un delicato equilibrio tra diverse forze, che, se mal gestite, potrebbero avere ripercussioni significative sull’economia globale.

La globalizzazione, lungi dall’essere un processo privo di costi, ha creato significative discrepanze nei benefici economici, favorendo alcune categorie a scapito di altre. Questo fenomeno ha comportato un aumento dei redditi per i detentori di capitale, grazie a buyback e dividendi, mentre i lavoratori hanno sperimentato una crescita salariale reale più lenta. La disuguaglianza di reddito risultante ha generato una crescente frustrazione sociale, poiché i guadagni in produttività sono andati principalmente ai proprietari di capitale piuttosto che alla forza lavoro. Questa tensione economica e politica è diventata uno dei principali fattori di instabilità nella società contemporanea.

In risposta a queste dinamiche, l’amministrazione Trump ha introdotto dazi e misure protezionistiche per favorire le imprese domestiche, cercando di reindirizzare le spese aziendali verso fonti interne e ridurre la dipendenza dalle importazioni. Tuttavia, queste politiche ricordano quelle degli anni ’60 e ’70, quando il protezionismo aveva già mostrato i suoi limiti. Le misure protezionistiche possono infatti avere conseguenze incerte e potenzialmente dannose, soffocando gli investimenti fino a quando le imprese non avranno una chiara visione dei costi e degli incentivi a lungo termine. La situazione attuale può essere paragonata all’era di Nixon, quando la chiusura della finestra sull’oro portò rapidamente alla fine del sistema di Bretton Woods, con conseguenze significative per l’economia globale. Allo stesso modo, un uso aggressivo dei dazi potrebbe mettere a rischio il sistema commerciale internazionale che ha sostenuto la crescita globale dalla fine degli anni ’70.

Il ruolo della Federal Reserve è fondamentale in questo contesto, in particolare per quanto riguarda la gestione della curva dei tassi di interesse. La Fed ha cercato di mantenere un equilibrio tra il supporto ai flussi di capitale necessari per finanziare i deficit di bilancio e di commercio, e la necessità di evitare tassi reali troppo elevati che potrebbero danneggiare la spesa di capitale interna. La politica di Quantitative Easing (QE), introdotta dopo la crisi del 2008-2009, è stata uno strumento cruciale per ridurre la dipendenza dai capitali esteri e sostenere la crescita economica interna. Tuttavia, questo equilibrio è fragile: se il deficit di bilancio dovesse crescere troppo rispetto al PIL, o se l’inflazione dovesse aumentare eccessivamente, la capacità della Fed di mantenere la stabilità potrebbe venire meno, con conseguenze potenzialmente negative sia per l’inflazione che per l’occupazione.

I flussi di capitale verso gli Stati Uniti rappresentano un ulteriore elemento di analisi. Questi flussi supportano principalmente il debito piuttosto che l’equity, indicando che il capitale estero viene utilizzato prevalentemente per finanziare il debito pubblico e privato, piuttosto che per investimenti produttivi in azioni. La politica di QE ha contribuito a mitigare la dipendenza dai fondi stranieri, ma ha anche alterato la dinamica dei flussi di capitale, creando potenzialmente squilibri non sostenibili nel lungo periodo. L’uso aggressivo delle tariffe commerciali potrebbe compromettere questo fragile equilibrio, portando a conseguenze impreviste e indesiderate. Un parallelo storico è la chiusura della finestra sull’oro negli anni ’70, che ebbe un effetto domino sul sistema finanziario globale. Allo stesso modo, rompere il “contratto” commerciale globale, che ha permesso agli Stati Uniti di importare beni a basso costo in cambio di asset denominati in dollari, potrebbe avere effetti profondi e difficili da prevedere.

In conclusione, l’attuale situazione economica degli Stati Uniti è caratterizzata da una serie di rischi legati alle politiche protezionistiche e all’intervento della Federal Reserve nei mercati finanziari. Sebbene la politica della Fed possa essere sostenibile nel breve termine, le politiche commerciali aggressive, come l’uso dei dazi, rischiano di compromettere questo equilibrio, portando a conseguenze negative per l’inflazione e l’occupazione. È necessaria una riflessione sulla riforma del sistema commerciale esistente, ma è irrealistico pensare che questo possa avvenire senza conseguenze indesiderate. Come la chiusura della finestra sull’oro segnò la fine di un’era economica, così le politiche attuali potrebbero segnare l’inizio di un nuovo periodo di incertezza economica globale.