Paesi emergenti e politica monetaria
Le banche centrali dei mercati emergenti si stanno unendo alle loro controparti dei paesi sviluppati nel respingere le aspettative di un rapido calo dei tassi di interesse, compromettendo le prospettive dei titoli delle nazioni in via di sviluppo. Gli operatori hanno quasi completamente escluso la possibilità di una politica monetaria più accomodante in Asia nei prossimi 12 mesi e hanno ridotto le aspettative di tassi più bassi in America Latina e nell’Europa centrale, come mostrano i dati degli swap. Il cambiamento è stato guidato dalla retorica “tassi più alti per un periodo più lungo” da parte della Federal Reserve, dagli attori politici che cercano di sostenere le loro valute e dalla minaccia dell’El Niño che potrebbe alimentare l’inflazione.
Questa crescente inclinazione globale verso politiche monetarie più restrittive sta causando maggiori difficoltà per i titoli delle nazioni emergenti denominati in valuta locale, dopo che gli operatori avevano pensato che le banche centrali delle nazioni più ricche avrebbero presto iniziato a ridurre i tassi di interesse a seguito del rallentamento delle economie. Un indice di Bloomberg che misura questi titoli è diminuito del 2% ad agosto, il mese peggiore dall’inizio dell’anno, mentre un indice delle valute dei mercati emergenti è sceso dell’1,5%.
Una tendenza restrittiva sta emergendo in Asia. Il mese scorso la Banca centrale della Corea del Sud ha promesso di mantenere una politica restrittiva per “un periodo considerevole”, convincendo gli operatori a escludere un taglio completo di 25 punti base nei prossimi anni. La Banca d’Indonesia ha dichiarato all’inizio di agosto che consentirebbe ai rendimenti dei titoli di breve termine di salire per sostenere la rupia, segnalando che è ancora lontana dall’adozione di una politica più accomodante.
Il Brasile è un’eccezione in America Latina, dove il mercato si sta orientando verso una prospettiva più accomodante. Solo il Brasile ha adottato una posizione più accomodante dopo che la Banca centrale ha tagliato il suo tasso di riferimento di 50 punti base inaspettatamente il 2 agosto.
Nell’emerging Europe, i responsabili delle politiche monetarie stanno inoltre manifestando una prospettiva più restrittiva. Il governatore della Banca centrale ceca, Ales Michl, ha dichiarato la settimana scorsa che l’inflazione è rimasta troppo elevata e le discussioni a Jackson Hole hanno confermato che la strategia di mantenere rigida la politica monetaria e’ la scelta giusta. Barnabas Virag, Vice Governatore della Banca centrale dell’Ungheria, ha dichiarato la settimana scorsa che gli investitori non dovrebbero presumere che i tagli continueranno automaticamente.