I dati dell’inflazione in UK sono sufficienti a spingere la BOE ad essere più aggressiva nel taglio dei tassi?
L’inflazione nel Regno Unito è scesa in maniera marcata all’1,7% a settembre, un livello inferiore al 2% fissato come obiettivo dalla Bank of England (BOE) e ben al di sotto delle aspettative degli economisti, che prevedevano un tasso dell’1,9%. Questo calo è il primo sotto il target della banca centrale dal mese di aprile 2021, alimentando le aspettative di mercato per un ulteriore taglio dei tassi da parte della BOE nella riunione di novembre. Anche l’inflazione core, esclusi i prezzi di energia, cibo, alcol e tabacco, è diminuita al 3,2%, un valore più basso rispetto al 3,4% previsto dagli analisti.
Il calo dell’inflazione dei servizi, che rappresentano una parte importante dell’economia britannica, è stato significativo, passando dal 5,6% al 4,9%, il livello più basso da maggio 2022. Tale diminuzione suggerisce una riduzione delle pressioni inflazionistiche di fondo, un elemento che i policymaker della BOE monitorano attentamente per decidere eventuali interventi sui tassi d’interesse.
Alla luce di questi dati, il mercato ha aumentato la probabilità di un taglio dei tassi di 25 punti base a novembre dal 80% al 92%, con un ulteriore possibile taglio a dicembre. Se confermati, questi due tagli porterebbero il tasso chiave della BOE al 4,5%, dopo che la banca centrale ha avviato una politica di riduzione dei tassi ad agosto, mantenendoli stabili a settembre. La combinazione di una inflazione in calo e di una crescita salariale più lenta sembra fornire le condizioni per un atteggiamento più accomodante da parte della BOE.
Gli effetti sulla sterlina sono già evidenti: la valuta britannica è scesa dello 0,6% contro il dollaro, attestandosi a 1,299, e dello 0,5% rispetto all’euro. Questo movimento riflette aspettative più dovish sul fronte della politica monetaria britannica, con il mercato che prevede una riduzione dei rendimenti offerti dal Regno Unito rispetto ad altre aree economiche.
Anche i rendimenti dei gilt, i titoli di stato britannici, sono scesi in risposta ai dati sull’inflazione: il rendimento dei titoli a due anni è calato di 9 punti base, mentre quello dei gilt decennali è diminuito di 7 punti base. Ciò indica una maggiore fiducia degli investitori nella capacità della BOE di gestire l’inflazione e di portare avanti ulteriori tagli ai tassi, favorendo così una riduzione dei costi di finanziamento per il governo britannico.
Tuttavia, alcune incertezze permangono. Da un lato, l’aumento del tetto dei prezzi energetici, previsto per ottobre, potrebbe invertire la tendenza al ribasso dell’inflazione. Dall’altro, il budget del governo Laburista, atteso a fine mese, potrebbe avere un impatto inflazionistico che la BOE dovrà valutare attentamente prima di prendere ulteriori decisioni.
In sintesi, i dati dell’inflazione sembrano fornire un argomento solido per ulteriori tagli dei tassi da parte della BOE, ma la banca centrale potrebbe agire con cautela, considerando le incertezze legate alla politica fiscale e ai prezzi dell’energia. Gli effetti sulla sterlina e sui bond britannici riflettono già le aspettative di una politica monetaria più accomodante, con una valuta indebolita e rendimenti in calo.